
Lui SA e basta.
Non è che esprime un parere su ciò che è bello, esprime la sapienza della Treccani con la tranquillità e la saggezza di un Socrate qualunque. Dani è il nostro segugio del mercato italiano ed è entrato così tanto nella parte che talvolta imita, cambia faccia, gesticola, diventa qualcun altro, empatizza con la propria preda. Insomma è un commerciale.
Tutto sommato, a ben pensarci, ha anche lati positivi. Ad esempio trasmette sicurezza, è tecnico, molto posato, silenzioso, si muove con passo felpato e andatura morbida per poi, sbadabammmmm tirarti fuori delle gag che stanno lì, appese sul filo del tremendo e del divertentissimo. Oltre a questo Dani è un commerciale ibrido che se le dice, se le fa e si mescola i materiali da solo, senza passare dai designers, e lo fa così bene che crea dei prodotti talmente vendibili da riempire un container in uno schiocco di dita. Come farà mai?
Vive e lascia vivere, soprattutto a mezzogiorno quando ragiona solo grazie al vuoto del suo stomaco e vola al Conad a prendersi il pranzo e “oh Dani lo prendi anche a m… Seee ciao è andato”.
O quando – beh qui no – qui non lascia vivere nessun’altro che non sia qualcuno che ascolta un Nick Cave del 1978, la nicchia prima della nicchia, nel suo esclusivissimo, ineditissimo, introvabilissimo album suonato con strumenti in bamboo e registrato con corna di cervo su vinile, rigorosamente accompagnato da un “Ehhhhhh non c’è più la musica di una volta”.
Segni particolari: Padre Natura dei materiali